Diamo un calcio alla crisi!

Il diario sportivo delle squadre di calcio iscritte al circuito Sardex.net

Lo scenario più sognato è quello in cui il calcio sardo veda presto girare in Sardegna migliaia di euro invisibili, e che beni e servizi per quel valore vengano comprati e venduti dalle società dilettantistiche, senza tirar fuori un euro. La depressione economica che minaccia la normale gestione delle stagioni sportive, attanaglia la testa dei tantissimi appassionati che comunque, a fine mese, devono fare i conti con i bilanci delle associazioni sportive e polisportive. Migliaia di persone che con penna e matita riposizionano cifre, rosicchiando economie e spostando priorità di spesa. Perché una società costa. Non solo in termini di tempo e umanità profusa con passione, ma anche con euro alla mano.

Anni fa i giocatori, il cui cartellino era di proprietà della società di appartenenza, cambiavano maglia per un camion di ghiaia. Perché lasciare andare via un giocatore di proprietà corrispondeva a mettere in sicurezza le gradinate della tribuna. Un baratto puro in cui i presidenti si scambiavano un bene. Con il Sardex non si fa un baratto. Perché lo scambio non è diretto, fra due parti. È differito nel tempo. La società sportiva può comprare oggi l’attrezzatura sportiva per gli allenamenti dall’azienda X (che vende attrezzatura) e ripagarla in un altro momento fornendo spazi pubblicitari a bordo campo, per esempio, a un soggetto diverso dall’azienda X, che faccia parte del circuito.

Nel calcio a 11 la Gialeto 1909, il Latte Dolce Calcio, la Polisportiva Isili, l’Orrolese, il Serramanna Calcio, l’ASD Tortolì Calcio, la Torres 1903, l’USD Gonnosfanadiga, il Pula ASD e la Nuorese Calcio si muovono già nel mercato complementare acquisendo beni e servizi. Come la società di calcio a 5 ASD C’è Chi Ciak Serramanna. Quindi le spese per l’attrezzatura sportiva, per i pranzi e i noleggi dei pulmini per la trasferta, l’ecografie per l’infortunio del bomber, il ghiaccio spray, salvapelle, insomma i medicali che servono per affrontare la stagione agonistica, i presidenti di queste società le affrontano pagando in Sardex. Gli euro risparmiati vengono messi da parte per l’iscrizione al campionato che, come le multe, servono per la registrazione dei cartellini e si pagano al CRS Sardegna LND. La Figc ancora i Sardex non li accetta, benché molte realtà imprenditoriali che ci lavorano abbiano già adottato la bellezza dello scambio in valuta complementare. Un esempio? Nel Marzo 2013, per il Torneo delle Regioni il Comitato Regionale sardo, per ospitare le 6 rappresentative per categoria di 4 regioni, affrontò per il concentramento nell’oristanese (uno dei quattro sparsi per l’isola) un costo di oltre 130mila euro. La lega nazionale dilettanti sarda avrebbe potuto affrontare quella spesa in Sardex, perché l’Horse Country Resort di Arborea (l’hotel che ospitava atleti, staff e dirigenti delle 24 squadre) faceva già parte del circuito di credito commerciale.

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Il Sardex è una moneta complementare capace di affiancarsi a quella tradizionale. Affidarsi alla moneta complementare è prima di tutto un modo nuovo di pensare le relazioni ed i rapporti tra i soggetti economici. Anche nell’ambiente dello sport dilettantistico la moneta non è solo un circuito economico ma anche un sistema in grado di generare, accanto ai risultati economici, coesione sociale, e di ritessere la trama relazionale all’interno delle nostre comunità sportive, rafforzando i legami fiduciari preesistenti dentro il tessuto economico interregionale sardo e contribuendo a crearne di nuovi.

Nel giro di cinque anni l’attività di Sardex ha portato le imprese che fanno parte del circuito ad incrementare il loro fatturato del 15-20%. Ciò che si auspica è che anche fra le associazioni sportive e gli sponsor tradizionalmente vicini alle squadre si possa arrivare a consolidare lo scambio di beni e servizi in moneta complementare.

di Antonello Lai, Diario Sportivo

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